ARTE
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Chiesa di Sant’Antonio Abate
Pare che l’origine della chiesa di Sant’Antonio sia legata alla funzione taumaturgica del santo titolare, invocato in particolare dai malati di herpes zoster e in generale a protezione di tutte le malattie contagiose. L’edificio religioso sarebbe dunque sorto, sul finire del XVI secolo, in prossimità di un lazzaretto o per scongiurare una qualche epidemia. La semplice struttura architettoniche è arricchita dal curioso particolare della facciata sovralzata rispetto all’altezza della navata e dal bel portale architravato in pietra grigia. Lo spazio interno raccolto ed essenziale si è arricchito fra Seicento e Settecento di opere d’arte di pregio: sull’altare maggiore troneggia la figura monumentale di sant’Antonio, dipinta da Ottavio Amigoni che alla metà del Seicento era a Zone per realizzare anche la pala della chiesa di San Giorgio, sul presbiterio fa bella mostra di sé una balaustrata in pietra grigia decorata e rilievo e le volte sono state dipinte ad affresco da Domenico Voltolini.
Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista e Battistero
La parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista è specchio della miglior produzione artistica bresciana del XVII secolo. Grazie all’opera di don Bartolomeo Belotti, rettore della chiesa dal 1674, la chiesa fu ricostruita e dotata di splendidi altari: quello del Corpus Domini è composto da una mensa in marmi policromi uniti a commesso secondo motivi vegetali che fanno da corona ad un ostensorio raggiato e dall’ancona in legno scolpito e dorato firmata da Grazioso e Andrea Fantoni; la soasa dell’altare della Madonna del Rosario venne realizzata dagli intagliatori di Bormio Giovanni e Giovanni Maria Donati, mentre la mensa marmorea decorata da motivi geometrici è arricchita dalle statue di san Domenico e santa Caterina. E’ però nell’ancona dell’altare maggiore che i Fantoni mostrano a pieno la loro arte fatta di angeli svolazzanti, santi alle posture dinamiche e a tratti inconsuete, formelle realizzate a mezzo rilievo per raccontare la storia sacra. Ad Andrea Fantoni si deve anche il gruppo scultoreo raffigurante il Compianto sul Cristo morto che conta ben 10 statue a figura intera e 4 putti. Una sacra rappresentazione emotivamente intensa, in cui l’espressione del dramma e del dolore viene affidata ai gesti enfatici e alle espressioni alterate dal dolore con l’obiettivo di coinvolgere emotivamente e fisicamente il fedele nella storia sacra. Anche l’apparato pittorico della chiesa non è di minor valore: la pala dell’altare maggiore è opera pregevole di Francesco Paglia, i dipinti murali della volte del Voltolini.



A fianco della chiesa si trova una cappella a pianta ottagonale le cui pareti esterne sono decorate ad affresco da Domenico Voltolini. Oggi è dedicata al culto mariano, ma nacque nei primi anni del Settecento come chiesetta del cimitero.
Chiesa di San Giorgio
Una lapide murata in facciata dice che la costruzione della chiesa di San Giorgio si concluse nel 1455 ed, in effetti, l’edificio presenta i caratteri tipici dell’architettura quattrocentesca diffusa nel territorio bresciano: la facciata è a capanna con un semplice portale in pietra grigia ad arco acuto sormontato da una apertura semicircolare; il fianco laterale destro è arricchito da dipinti murali fra i quali spicca una rara raffigurazione di san Giorgio che uccide il drago e salva la principessa.
L’essenzialità della struttura esterna si riflette all’interno: l’aula è a pianta basilicale coperta da capriate lignee e suddivisa in tre navate da colonne in pietra con capitelli a paniere. Questi elementi databili all’epoca romanica sono ciò che resta della più antica cappella di San Giorgio che sorgeva al posto di quella attuale e che la tradizione vuole esistesse prima del Mille. Ad arricchire la pareti dell’aula e delle due cappelle laterali concorre la decorazione pittorica che ha tutto il sapore dell’eleganza cortese tipica della pittura tardogotica. La raffigurazione dei santi e delle sante pare essere il pretesto per la riproduzione di abiti eleganti e pettinature ricercate che documentano la moda del tempo.
Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano
Le origini della chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano sono sospese fra tradizione e storia: sembra che la chiesa sia stata eretta nel sito in cui, nell’alto medioevo si teneva il mercato; pare inoltre che la dedicazione a san Cassiano, insegnante martirizzato dai suoi stessi studenti, ricordi l’esistenza di una scuola che dipendeva dal capitolo della cattedrale di Brescia. Senza dubbio l’attuale edificio fu costruito nel XV secolo: lo dicono i caratteri architettonici così simili a quelli della chiesa di San Giorgio ed esplicativi del gotico lombardo. Se poi si devono trovare tracce dell’antica vocazione pedagogica del luogo, bisogna fermarsi davanti agli affreschi che rivestono come una manto policromo le pareti del presbiterio e dell’abside. Nonostante rechino i segni di un maldestro restauro ottocentesco, i dipinti raccontano con immediatezza e vivacità narrative la vita di Gesù, ben documentando come una della funzioni fondamentali della pittura murale fosse il racconto e la trasmissione della storia sacra a chi non sapeva o poteva leggerla sui libri.

Chiesa della Madonna del Disgiolo
Accanto all’antica via valeriana, sorge una piccola chiesetta costruita nel Settecento per commemorare una apparizione miracolosa della Vergine, intervenuta a fermare un masso franato dalla montagna che, senza il suo intervento, avrebbe travolto un contadino che con il suo carro stava percorrendo la strada.
La facciata a capanna dell’edificio anticipa lo spazio interno raccolto intorno al ricordo e al racconto del miracolo: nell’abside a fare da base per l’altare è inserita la roccia fermata dalla Madonna e un dipinto ne raffigura l’apparizione.
Monumento al Redentore
Il monumento campeggia sulla vetta del Monte Guglielmo, a circa 1950 metri di altitudine, voluto, proprio sul monte, agli inizi del XX secolo come uno dei venti (uno per secolo) monumenti al Redentore eretti sulle cime italiane. I lavori furono condotti dal padre del futuro Papa Paolo VI, Giorgio Montini: nel 1902 fu inaugurata la cappella, alta venti metri con una grande croce di ferro che, successivamente lasciata cadere in rovina, fu ricostruita nel 1967, su espresso volere di Papa Paolo VI. In suo ricordo, nel 1998 è stata collocata, a fianco della chiesetta, una statua in bronzo.



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